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Psicodramma a sinistra, Bersani e Pisapia non trovano la quadra. E il Pd tira un sospiro di sollievo, grazie a Crocetta*

E dire che una volta, poco tempo fa, si sono chiamati "Insieme".  Giuliano Pisapia e Pierluigi Bersani, e poi D Alema e altri leader, da Laura Boldrini ad Arturo Scotto in quel "perimetro largo" del centrosinistra che avrebbe dovuto comprendere anche Prodi e Letta e molto altro. Tutti coloro che hanno in odio Matteo Renzi, sostanzialmente. C'è chi accarezzava, in quei giorni, percentuali del 15 per cento. Era il primo dil luglio, in piazza Ss.Apostoli ci fu la festa di fidanzamento con tanto di palloncini arancioni e bandiere rosse con la scritta Art. 1. 
È durata pochissimo. Le incomprensioni sono iniziate subito. Quel primo luglio, ad esempio, c'erano "troppe bandiere rosse" osservò Pisapia. E troppo odio contro Renzi, che non è mai stato il suo esclusivo obiettivo. Da quel comizio fondativo in realtà, invece che un percorso insieme, è iniziata una diaspora con tre passaggi via via sempre più stretti: l'irritazione per l'abbraccio tra Boschi e Pisapia ad una festa de L'Unità, era la fine di luglio; il rinvio a data da destinarsi dell'assemblea costituente prevista a metà ottobre; lo psicodramma delle elezioni in Sicilia, frattura che sembra difficile recuperare. Anche perché nel frattempo, se Bersani lavora per cucire un'alleanza, D'Alema fa di tutto per segarle le gambe. 

Il modello Palermo comprende Ap 
Ma veniamo allo psicodramma di ieri. Che a detta di molti rende irrecuperabile ogni ipotesi di progetto comune. Pisapia è tornato ieri da una vacanza  in Grecia iniziata a metà agosto mentre in Italia la politica lavorava quasi esclusivamente sulla Sicilia. Sul da farsi nell'isola che il 5 novembre rinnova il governo regionale, il mandato del leader di Campo Progressista era chiaro: massima collaborazione con il sindaco Leoluca Orlando e con il suo progetto di alleanza di centrosinistra larga e civica che gli ha garantito il secondo mandato a Palermo. Orlando ha scelto Il rettore Micari, il Pd ha accettato senza particolari tensioni solo che  nell' alleanza, dove stavano anche Mdp e Arricolo 1, ha portato dentro anche i centristi di Alfano a loro volta in trattativa anche con il centrodestra. Quanto valgano Ap e  Alfano in Sicilia nessuno può dirlo. Così come quanto possa valere Pisapia. Di sicuro Alfano è nell'alleanza che sostiene la maggioranza a Palermo. Dunque, nessuno strappo rispetto al cosiddetto "modello Palermo". 

Mdp e l'assalto finale a Renzi 
E invece, apriti cielo. Proprio mentre Pisapia era in Grecia. Una volta ratificata l'alleanza con Alfano, che - attenzione - ancora però non ratifica per disaccordi interni, Mdp ha perso la testa. Bersani, ma soprattutto D'Alema, hanno intravisto la possibilità di un assalto  finale al Pd di Renzi grazie anche alla diaspora di Crocetta. Ha ballato una settimana il governatore uscente, un tempo sufficiente a Mdp per indicare uno suo candidato - Claudio Fava - e argomentare "le mille ragioni" per cui Mdp andava per conto suo. A sinistra. Una, quella ufficiale: mai con Alfano. Un'altra quella ufficiosa: assalto finale a Renzi prima della manovra di bilancio, un altro passaggio in cui gli scissionisti meditano la sfiducia al governo Gentiloni come "atto liberatorio e fondativo di una nuova sinistra" (cit. D'Alema). 
Crocetta ha rinunciato, due giorni fa, "sono nel Pd, è il mio partito e ci resto". Correrà con la sua lista Il Megafono e avrà quattro posti sicuri in Parlamento. D'Alema, con il suo solito tempismo, per un momento aveva anche sostituito Crocetta con Fava (che l'ha letto sul giornale e non c'è rimasto benissimo). A sua volta Fava, che intanto parla già da candidato, ha osservato che "un leader non evapora". E si riferiva a Pisapia. 

Il ritorno di Giuliano 
Dunque ieri il leader di Campo Progressista atterra a Fiumicino, tramonta subito la "speranza" di incontrare Speranza (Mdp) e, piuttosto alterato, organizza un incontro con i suoi "ufficiali su Roma". Centro congressi di via Cavour, ci sono Ciccio Ferrara, Massimiliano Smeriglio, Mario Catania, Furfaro. Finisce alle 15. Pisapia affida ai giornalisti poche parole ma pesanti come macigni: è evidente che "Mdp ha fatto scelte in Sicilia che non condividiamo". Ed è altrettanto evidente che con Bersani e Mdp "c'è molto da chiarire". Pisapia rinvia ad un classico della politica, il comunicato. Che attacca tutti e, nella sua sintesi, dice che:1) "Campo Progressista ha un progetto e una linea chiarissimi da tempo, basta dunque attribuire posizioni mai assunte o tirare per la giacchetta"; 2) il progetto è "costruire un centrosinistra nuovo, vincente, plurale, con impronta civica e in discontinuità con il passato, che sostenga un programma di governo audacemente riformista"; 3)in Sicilia "lo schema civico vincente" è quello del sindaco Orlando; 4) il Pd, e anche gli altri partiti, stanno "giocando una competizione nazionale" per cui ripropone "uno schema di alleanze ambigue e innaturali rispetto al mondo progressista"; 5) Mdp "ripropone uno schema di testimonianza, seppur nobile (Fava e la sinistra radicale, ndr), già fallito in passato; 6) "Non ci rassegniamo all'autolesionismo delle forze del centrosinistra e della sinistra". Fuor di comunicato, Massimiliano Smeriglio spiega: "Per noi il problema non può essere Alfano, tant'è che siano con lui in giunta a Palermo. Se uno fa proposte valide, può chiamarsi per assurdo anche Silvio Berlusconi. Dipende sempre dal profilo morale e dalle capacità delle persone. E poi, sia chiaro: per noi il problema non è il Pd e non è tra i nostri progetti far cadere il governo Gentiloni".


Il balletto dei comunicati
Pisapia media e rilancia, è il suo ruolo, con molti grigi, difficile da comprendere in una politica abituata da vent'anni a bianchi e neri. Fa un appello finale: "Micari e Fava devono avviare subito un dialogo, senza ambiguità, con progetti credibili, per il bene della Sicilia". Il rettore, che può finalmente iniziare la campagna elettorale, prende la palla al balzo: "Incontriamoci - dice al candidato di Mdp - per avviare quel completamento del campo largo di cui parliamo da tempo". Fava, invece, schiaccia la palla e chiude il gioco: "Bene, lasciate Ap e facciamo le primarie". Richiesta irricevibile. Chiaramente. Passano un paio d'ore e arriva il contro comunicato di Speranza che ha palato con Pisapia: fermi tutti, quello che accade in Sicilia "non incide sulla prosecuzione del percorso unitario nazionale". Eh già, perché cosa resta di  Mdp se perde l'appoggio di Pisapia? L'ennesimo partitino a sinistra che col 3 per cento entra però in Parlamento. 

Mentre questo balletto triste va in scena, i duri e puri di Sinistra italiana, che a loro volta subirono una scissione per colpa di Mdp, si aggirano per Montecitorio, vuoto, in cerca di novità. Fanno il tifo per il divorzio finale tra Bersani e Pisapia. Il loro candidato è sempre stato Fava. Il Pd invece può tirare un sospiro di sollievo. E iniziare la campagna elettorale. Fausto Raciti, il giovane segretario della Sicilia, tira un sospiro di sollievo: Crocetta, il consenso dei moderati che "non possono andare con Salvini", quasi quasi il Pd diventa competitivo. Anche Campo Progressista inizia la sua campagna, accanto a Micari. La prossima settimana ci sarà l'incontro tra Bersani e Pisapia. Lo psicodramma nel centrosinistra continua. Ma i giochi in Sicilia sembrano chiudersi qua. 

*articolo pubblicato su Tiscali.it il 6 settembre 2017

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