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Manovre nella Lega in vista del voto: il governatore Maroni vuole il bis ma teme la Severino...

Grandi manovre nella Lega in vista delle politiche del prossimo anno quando è previsto anche il rinnovo di alcuni governatori, ad esempio la Lombardia.  Grandi manovre per evitare le ganasce della legge Severino che congela la candidatura per gli amministratori colpiti da condanne anche in primo grado.

L’idea sta ruzzolando nella testa di Roberto Maroni. Il governatore infatti è a processo per “induzione indebita a dare o promettere utilità” in relazione a due contratti stipulati dalla società Expo2015 spa e dall'Ente della Regione Lombardia per la ricerca, la statistica e la formazione (Eupolis). Il governatore lombardo e il suo capo di gabinetto, Giacomo Ciriello avrebbero, secondo l’accusa, esercitato “pressioni” per far ottenere indebitamente contratti a tempo determinato a due persone, M.C e M.G.P, ritenute a vicine a Maroni tra cui una sua ex collaboratrice ai tempi in cui era ministro dell’Interno. Gli incarichi avrebbero fruttato circa trentamila euro l’anno a una e circa 5 mila euro al mese per due anni all’altra.
L’inchiesta risale al 2014 – era luglio quando si ebbe notizia degli avvisi di garanzia- e il processo sta andando avanti con molti stop e pochissimi go. L’imputato Maroni ha problemi con la difesa, la cambia spesso per impossibilità varie. Ci sono già stati cinque rinvii e solo a metà giugno è stato possibile fare un passo avanti nella ricostruzione dei fatti. Maroni sa bene che se dovesse arrivare una sentenza, per quanto di primo grado e quindi non definitiva,  tra l’autunno e la primavera 2018, non potrebbe ricandidarsi causa Severino. Ecco allora che starebbe pensando a dimettersi prima per portare la Lombardia al voto in un unico election day autunnale che vedrebbe insieme il referendum autonomista ma consultivo e il rinnovo del consiglio regionale.
A chi gli ha parlato lunedì in consiglio federale, tra l’entusiasmo per il successo alle amministrative, Maroni ha smentito l’ipotesi. Ma fonti lumbard concordano nel dire che “quando era ancora in piedi il tavolo a 4 per la legge elettorale e la prospettiva era quella del voto politico anticipato, Maroni rifletteva apertamente sulle dimissioni per essere pronto all’appuntamento elettorale in autunno” e non correre rischi con la Severino.

I maligni leggono con questa chiave anche i continui rinvii del dibattimento in corso. 

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