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Visualizzazione dei post da agosto, 2017

Gentiloni, le destre e il fuoco amico: tutti i fronti di un premier attaccato da sinistra e da destra. Giorni fa,nelll'intervista al TG1, il premier ha mostrato la sua forza ma anche la sua debolezza. E ha parlato per l'autunno: “Bene Minniti e bene i dati economici. Ora si tratta di trasformare la crescita in benefici concreti per lavoro e famiglie”

Per uno che fa dell’ understatement la cifra del mandato – fatti e poche parole – e che in otto mesi ha rilasciato una sola intervista, parlare al TG1 delle venti equivale ad un messaggio che va molto oltre le parole dette. Che pure sono importanti. Paolo Gentiloni sceglie i microfoni del Tg1 per numerosi motivi: cercare di mettere ordine nella squadra di governo dopo le tensioni sulle Ong e la diversità di opinioni tra i ministri Minniti e Delrio; rassicurare le istituzioni, dal presidente Sergio Mattarella alla Bce; tenere a bada gli sciacalli di casa che sentono odore di crisi; e gli sciacalli di fuori casa che ugualmente scommettono su logoramento lento dell’esecutivo del premier per affondarlo durante la complessa sessione autunnale di bilancio.  Aver fatto quell’intervista non è stato un segnale di debolezza. Ma neppure di forza. Significa che il premier è consapevole che il suo governo è appeso giorno dopo giorno ad un numero infinito di variabili. Quasi nessuna controllabile. L

LAURA PUNTA A BRUXELLES CON IL TRAMPOLINO DI PISAPIA MA DIVIDE MOLTO ANCHE IN QUELLA CHE DOVREBBE ESSERE LA SUA BASE La presidente della Camera preoccupata per il suo futuro. Anche perché non si accontenta di sedere semplicemente tra gli eletti del nuovo Parlamento

Jolly o handicap? Risorsa o limite? Laura Boldrini scende in campo. Aspetta l'ultimo giorno di apertura del Parlamento, l'ultimo prima di una lunga chiusura (l'aula è convocata per  il 12 settembre ) e in un'intervista al Corriere della sera mette da parte il ruolo di terza carica dello stato e mostra la carte in tavola: "Pisapia è il leader e io sono pronta a fare la mia parte". Cioè a candidarsi. Per un ruolo importante, però, perché mica si può finire a fare la semplice deputata o senatrice dopo che si è stata "la presidente della Camera", la terza donna da sempre dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti. La tentazione di fare outing era venuta già altre volte. Clamoroso il primo luglio, nella piazza arancione di Santi Apostoli a Roma dove Pisapia provò a trovare la sintonia con la  piazza di Articolo 1,  Bersani  e D'Alema. Fusione a freddo rinviata allora e da allora ancora incerta. Poi la presidente si ricordò la carica e il peso del ruolo e si lim

Caso Regeni, Manconi: "Riapriamo l'ambasciata in Egitto ma si attuino misure alternative per avere la verità". Il senatore che guida al Senato la Commissione per i diritti umani rimprovera l'Eni. "In 18 mesi solo una volta parole di vicinanza alla famiglia". La ricucitura diplomatica può passare anche da qua *

Se vogliamo inviare nuovamente il nostro ambasciatore al Cairo, lo si faccia, “non ho pregiudizi sul punto” dice il senatore Luigi Manconi, membro della commissione Difesa e soprattutto presidente della Commissione per la tutela dei diritti umani. E però, aggiunge subito dopo, “si trovino altri modi per fare pressione sul regime di Al  Sisi  e sulla procura del Cairo  per avere tutta la verità sul massacro di Giulio  Regeni ”.  Un suggerimento anche l’Eni, il player economico-commerciale più strategico tra Libia e Egitto:  l’ad   Descalzi  trovi il modo di dimostrare interesse e vicinanza al dossier  Regeni  e alla famiglia .  Intervistiamo Luigi Manconi dopo che il dibattito parlamentare sulla nuova missione in Libia ha riportato , come avete letto su Tiscali.it,  in primo piano, con urgenza pur tra timidezze e imbarazzi,  il caso della vacanza diplomatica dell’Italia dall’Egitto .  Nell’aprile 2016 , due mesi dopo il ritrovamento del cadavere del ricercatore universitario Giulio  Reg

Ecco perchè è urgente riapire l'ambasciata al Cairo Per tutelare i nostri interessi nazionali. E perchè dalla diplomazia può passare tutta la verità per Giulio Regeni. Le ritorsioni finora hanno prodotto poco*

C'è una famiglia, quella di  Giulio   Regeni ,  e con lei un paese intero, l'Italia,  che chiedono verità e giustizia. E c'è un'intera area geografica, il nord Africa ma anche il  Medioriente , che per le sue implicazioni geopolitiche deve essere stabilizzata e per farlo ha bisogno di attori in campo chiari e ben riconoscibili. C'è un convitato di pietra nel dibattito in aula alla Camera e al Senato che ha appena votato la nuova missione in Libia, che contiene parte delle risposte anche se non forse la soluzione alle due premesse iniziali. Qualcuno, timidamente, gli dà corpo e nome. "Dobbiamo riaprire la nostra ambasciata in Egitto e inviare subito in sede l'ambasciatore " trova il coraggio il deputato centrista Lorenzo  Dellai . "M agari con un mandato particolare, finalizzato sia ad   ottenere verit à  e giustizia per Giulio  Regeni , sia per una   interlocuzione anche conflittuale in ordine agli interessi   italiani ed europei nell'area &qu

La nuova missione in Libia, tra i silenzi, le minacce di Haftar, i pruriti della Francia e le nostre esigenze *

“Conosce il detto si fa ma non si dice? Ecco, è esattamente quello che accade in Libia dove l’Italia, in pratica,  sta  già  facendo  molto più di quello che viene ufficialmente detto ” .  Il tecnico del ministero della Difesa si aggira nei corridoi , entra ed esce dalla  sala del Mappamondo a Montecitorio dove l e  commissioni riunite Esteri e Difesa di Camera e Senato  stanno discutendo la nuova missione militare in Libia. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti e il responsabile della Farnesina Angelino Alfano parlano e spiegano. Deputati e senatori chiedono. Ma alla fine risulta faticoso definire la missione  che il Parlamento sembra avviato ad autorizzare con il voto di domani. Un gioco di parole stretto tra infiniti equilibrismi  tra cui galleggiano i due ministri .  Ad esempio:  “M anderemo  una nave logistica e un pattugliatore a sostegno della Guardia costiera libica per interloquire con  loro  nel contrasto a l traffico degli  esseri umani. Da questa interlocuzione deriverà

Consip, Renzi: "Se hanno manomesso prove per incastrare me o la mia famiglia, è eversione. E ne risponderanno nelle sedi istituzionali" *

MARINA DI PIETRASANTA - "La procura di Roma sospetta che, nell'ambito dell'inchiesta Consip, ci sia stata una manomissione di atti da parte di pezzi delle istituzioni, pezzi dei carabinieri - alla cui Arma va la mia totale fiducia - e pezzi di intelligence. Se così stanno le cose, questa si chiama eversione. E questo qualcuno - lo dico con molta calma e nessuna allusione - dovrà pagare nelle sedi istituzionali. Io, noi, la mia famiglia sappiamo aspettare". La pineta del caffè della Versiliana è gremita, posti a sedere e posti in piedi, pubblico attento nonostante il sole ancora alto.  Domenica pomeriggio , sul palco il direttore de La Stampa Maurizio Molinari intervista il segretario del Pd Matteo Renzi. L'occasione è "Avanti", il libro sui mille giorni di Renzi premier, un po' retroscena, un po' programma di una campagna elettorale già iniziata. L'ex premier misura le parole, le centellina, sa che sono pesanti come pietre e vanno maneggiate