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LIVORNO, IL SINDACO 5STELLE ACCUSA: "LA REGIONE HA SOTTOVALUTATO IL PERICOLO". MA LUI NON HA AVVISATO I SUOI CONCITTADINI I tre rii di Livorno, Ugione, Maggiore e Ardenza, la causa della tragedia. La prima decisione? La loro pulitura *

Non ci aspettavamo questa situazione perché l'allarme dato dalla Protezione civile era arancione e non rosso. Invece ci siamo svegliati con morti e dispersi. Tutto questo si poteva evitare se ci fosse stata prevenzione".  Alle 10 di mattina di una domenica nera e funesta per Livorno, il sindaco Filippo Nogarin ritiene necessario fare polemica. E attaccare Protezione civile e Regione di non aver saputo allertate. E quindi, lui, il sindaco, si ritrova in quell'inferno, fino a dire che "serve lo stato di allerta ai massimi livelli perché l'emergenza non è più locale ma nazionale".
Ci sarebbe da parlare di fiumi, come il Rio Ardenza, "che ha sfondato porte blindate", come raccontano I testimoni. Di 25 centimetri d'acqua scaricati su Livorno tra le 2 e le 4 della notte tra sabato e domenica, la quantità di un anno. Del nonno che si è tuffato nel salotto dove galleggiavano mobili per salvare la famiglia del figlio ma è riuscito a mettere in salvo solo Camilla, 2 anni, mentre Filippo, 4, è rimasto lá sotto, in quella che era la loro casa, con mamma, babbo e nonno. Ci sarebbe, soprattutto, da fare una mappatura dei rii tombati, tratti di corsi d'acqua tappati con il cemento negli anni trenta, che attraversano il centro Livorno e che sono, con la bomba d'acqua e la siccità di sei mesi, la causa di questo disastro. Esplosi. Come il Rio Maggiore nella villetta di via Rodocanacchi. 
Insomma, avrebbe decine di argomenti a cui dedicare energie e risorse il sindaco pentastellato Filippo Nogarin. Che invece alle dieci di mattina pensa bene di far partire una polemica che non fa onore. E che ha tanto il sapore dell'alibi accampato per allontanare e prevenire altre polemiche. 

Il sindaco parla al telefono con Tiscali.it a pomeriggio inoltrato. Spiega di aver raggiunto il COC, il centro operativo, "verso le 7 del mattino. Io stesso, la mia famiglia, ho avuto problemi con allagamenti e corrente elettrica. Anche la prefettura non era agibile e siamo dovuti andare nella sede di via dei Tirreni". Le sette del mattino. Ma Livorno è sotto l'acqua e il fango dalla notte. Il Tirreno, la storica testata locale, fa in tempo ad uscire con la fotonotizia in apertura, "Livorno allagata". Segno che a mezzanotte la situazione era già grave. Diciamo che la tempistica del sindaco non corrisponde a quella di un primo cittadino che ha la città in allerta arancione dalle 9 della mattina del giorno prima. 

Ma è sui colori dell'allarme che il sindaco imbastisce una polemica utile non si capisce bene a chi o a cosa. "Non ci aspettavamo questa situazione perché l'allarme dato dalla Protezione civile era arancione. E per me se l'alert è arancione vuol dire che è diverso da rosso". 
Quattro anni fa l'alta Toscana, soprattutto la provincia di Massa Carrara, ha pagato con danni ingenti e vite umane un'altra alluvione (5 novembre 2014) e da allora è stato deciso di cambiare il sistema degli allarmi per il maltempo. Sono stati attuati codici colore da giallo (pericolo modesto) ad arancione (pericolo) a rosso (grave pericolo-emergenza). Se  l'allerta è arancione, protezione civile e comune devono avvisare la cittadinanza via sms o telefoni fissi di usare  cautela nell'uscire e nel guidare la macchina, evitare sottopassi e zone limitrofe a corsi d'acqua. Per il fine settimana appena passato la Regione Toscana aveva allertato tutte le prefetture e i comuni  con codice arancione. Il codice rosso è stato attivato in Liguria. 
Il meteo ha sbagliato di circa 200 km e la bomba d'acqua -  25 cm d'acqua in tre ore, la media di sei mesi - si è scaricata su Livorno invece che su Genova. 
Il punto è che il sindaco di Livorno ha ammesso candidamente di "non aver dato alcun alert ai cittadini perché la Regione ha emanato un allarme arancione che per me è diverso dal rosso". Davanti a questa affermazione, il governatore della Toscana Enrico Rossi ha ritenuto opportuno precisare che "la Regione ha diramato il codice arancione in tutta la regione per 48 ore. Questo livello di allarme permette ai sindaci di prendere tutte le precauzioni necessarie". Nogarin, però, poiché era arancione, non ha allertato i cittadini. Il presidente Rossi ha spiegato che "la Regione ha fatto corsi a tutti i sindaci per attrezzarli con le conoscenze necessarie". E ha aggiunto: "I sindaci hanno frequentato corsi specifici per poter gestire le situazioni e valutare le contromisure necessarie  in casi di questo genere. Il punto è non si può morire così". Sei morti e due dispersi è il bilancio ufficiale ma ancora non forse non definitivo di ieri sera. 

In soccorso del presidente Rossi (che non è più Pd ma è tra i fondatori di Mdp) arriva Federica Fratoni (Pd) assessore all'ambiente. Un intervento quindi non scontato e che mette un po' tutti a tacere. "Il sistema di allerta era adeguato alla natura dell'evento e ha funzionato perfettamente, comunicato fin dal primissimo pomeriggio del 9 settembre ai sindaci e alle amministrazioni. Mi pare che il sindaco Nogarin cerchi di alimentare polemiche per addossare responsabilità che non ci sono". I comuni della costa, Massa e anche Pisa, hanno infatti allertato la popolazione. C'è da chiedersi perché non l'abbia fatto Nogarin. 

Ma non è certo oggi il tempo della polemica politica. Che infatti in serata scema, per parlare di cose molto più serie. Ad esempio, cosa avrebbe cambiato il messaggio ai cittadini rispetto all'esplosione del Rio Maggiore tombato in quel tratto di città ed esploso? Oppure, cosa sarebbe cambiato rispetto al Rio Ardenza che dopo mesi di siccità si è riempito d'acqua, fango e tutto quello che si è accumulato nei mesi passati? 
Purtroppo, poco o nulla. In un giorno di pre allerta non si può fare ciò che non è stato fatto per mesi. Tra i primi provvedimenti urgenti è stata decisa la pulitura dei letti dei tre rii principali che scendono dalle colline di Livorno verso il mare attraverso la città: Ugione, Maggiore e Ardenza. Torrenti che comune o chissà quale altro ente o autorità ha abbandonato, non cura e non pulisce. Specie durante periodi così lunghi e siccitosi.  A Livorno e in molte altre parti d'Italia. Nogarin avrebbe potuto rappresentare una piacevole inversione di tendenza. Così come Virginia Raggi a Roma, andata ieri puntualmente sott'acqua al primo temporale serio dopo mesi. Tenere puliti i tombini e i torrenti cittadini è un metodo antico. Non è un problema di esperienza. 

*Articolo pubblicato domenica 10 settembre ore 21 su Tiscali.it

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